Il jazz italiano è un eccellenza riconosciuta a livello internazionale, i suoi protagonisti sono passati nel giro di 80 anni dal ruolo di comprimari ad essere veri e propri modelli, sia da un punto di vista tecnico, che artistico ed espressivo.
In questo breve racconto, non ho il tempo ne la missione per farvi una storia del contributo italiano al jazz, a questo ci ha pensato il grande Adriano Mazzoletti, al quale Rosario Giuliani ha dedicato un toccante ricordo nel corso del concerto.
Mazzoletti, è stato una figura di riferimento della ricerca, e del giornalismo jazz a livello mondiale, un autore di libri fondamentali per capire lo scorrere della storia del jazz, e del quale vi consiglio di acquistare (Il jazz in Italia) 2 volumi intensissimi, per comprendere la storia e il contributo italiano al jazz.
Per quanto mi riguarda, volevo parlarvi di uno splendido concerto di Rosario Giuliani, con Dado Moroni al pianoforte, Luca Bulgarelli al contrabbasso e Sasha Mashin alla Batteria, andato in scena alla Casa del Jazz di Roma.
Non sono un critico musicale, ne un giornalista, sono un appassionato di jazz, e in quanto tale vi parlo, anzi vi scrivo.
Quello che più mi ha colpito la sera del 26 giugno 2023 alla Casa del Jazz di Roma, è stato l’elemento sonoro, la definizione anche in termini di pressione fisica, che questo quartetto ha prodotto.
Un suono definito nei singoli e nell’ insieme, una consapevolezza timbrica soggettiva e collettiva, per un risultato tecnico ed artistico di alto livello.
Non mi soffermo sui singoli, sarei di parte, con Rosario Giuliani siamo amici da tanto, è uno dei migliori sassofonisti a livello mondiale e non lo scopro io adesso, di Dado Moroni, vi ho parlato in maniera entusiastica in occasione di un suo concerto dedicato a Bill Evans fatto insieme a Joe La Barbera e Eddie Gomez
Quello che mi colpito è stato il loro interplay, la loro felice interazione, lo scambio di note e sguardi, per un vero suonare insieme, e il pubblico se n’è accorto, sottolineando nel corso dell’ intero concerto con applausi convinti, gli assoli dell’ uno e dell’ altro.
Bulgarelli è una certezza, che conosciamo tutti, mentre una piacevole scoperta per me, è stato Sasha Mashin, un talentuoso batterista Russo, nato a San Pietroburgo nel 1976, che ha dato un contributo ritmico interessantissimo.
In scaletta brani di Moroni tra cui “Oscar’s run” , di Duke Ellington “Isfahan” (Ellington/Strayhorn) di Rosario Giuliani “Winter Day”, “The Hidden Voice” e di (Freddie Hubbard) “Dear John” con il quale si è concluso il concerto.
Una formazione che spero di incontrare nuovamente, presto su volpeallacaccia.it in una puntata completamente dedicata ricca di immagini e interviste ai protagonisti.