EDITORIALE
Secondo appuntamento con l’editoriale di lino volpe.
Un podcast sui fenomeni sociali che girano intorno al mondo dell’ arte e della comunicazione.
La vita di chi lavora nei processi creativi è disseminata di insidie e bivi, attenzione non sto parlando dei geni, quelli in grado di cambiare la sostanza e la grammatica del proprio tempo, quella è merce rara, materiale diverso, che segue altre regole e altri percorsi.
Non mi sto quindi riferendo a Charlie Parker, a Mozart, o a Thelonius Monk, giusto per fare un esempio, mi sto riferendo a chi ha un talento, o una capacità espressiva e decide di dedicarsi a una pratica artistica, musicisti, pittori, ballerini, attori, registi, mimi insomma quel variegato mondo di persone che a torto o a ragione, frequentano il mondo dello spettacolo.
Che per inciso, è tra le espressioni più orripilanti che si utilizzano, per indicare chi per lavoro, spera di fare quello che gli piace e alla fine di ricevere compenso e applausi.
Bene, a questa categoria, la vita proporrà in linea di massima due possibilità: cavalcare l’onda o rimanere fermi sulla spiaggia.
Nella prima bisogna adeguarsi immediatamente ai gusti e alle mode correnti, cantare, ballare, recitare, vestirsi e persino parlare usando un linguaggio consono alla sintassi del periodo.
E’ sempre accaduto e sempre accadrà.
Ma veniamo agli esecutori: In questo ambito negli ultimi tempi, relativamente alla musica, stiamo assistendo ad un processo di scolarizzazione formidabile, ai vecchi ordinamenti dei conservatori, e ai licei musicali, si sono, e per fortuna, aggiunti indirizzi relativi al jazz, al pop, e alla musica elettronica.
Questo insieme a scuole, centri formativi, e accademie musicali sta sfornando formidabili esecutori, musicisti preparati, in grado di suonare ad alti livelli generi musicali diversi, con perizia e professionalità.
In Italia abbiamo una nuova generazione di musicisti, di esecutori formati, altamente strutturati in grado di padroneggiare strumento, tecnica, teoria e lettura come mai accaduto prima.
Ci sono in giro delle copie degli originali, che suonano addirittura meglio del modello al quale si sono ispirati.
Poi ci sono i piacioni, sono quella categoria dotata dell’ abilità di trasformazione, attraverso la quale riescono ad intercettare le mode, riescono a cogliere il momento, quello che fa tendenza insomma, e con sorprendente velocità riescono ad adattarsi, a mutare pelle, a mimetizzarsi il necessario per essere trainati nel flusso dove come diceva De Andrè “la maggioranza sta”.
Poi ci sono gli Ufo, oggetti fuori dall’ ordinario, si tratta di una un umanità ambita, ricercata e pagata dai mezzi di comunicazione di massa, casi umani, casi giudiziari, o imparentati con lo spettacolo, da dare in pasto alla solita maggioranza, sonnolenta, e totalmente assuefatta, non più in grado di distinguere tra il dito e la luna.
In fine sulla spiaggia, e spesso spiaggiati ci sono gli artisti, quelli fuori tempo, quelli troppo avanti o troppo indietro, troppo alti, o troppo larghi, troppo o troppo poco, quelli che… “mi dispiace tanto, ma tu devi capire, che a me piace davvero tanto quello che fai, ma il mercato non è pronto, non è preparato ancora…per quello che fai tu.